Giovanni Paolo II
Quando ancora ero parroco di Miane, grazie all'amicizia con Angelo Gugel e poi con don Stanislao Dziwisz (ora cardinale di Cracovia), ho incontrato per la prima volta Giovanni Paolo II qualche giorno prima dell'attentato. L'ho poi rivisto, sempre con grande gioia, per ben altre ventisei volte. Della sua straordinaria personalità mi ha sempre colpito anzitutto la cordialità con la quale ti riceveva. Metteva sempre così a proprio agio che avevo l'impressione di incontrare anziché il papa, un buon parroco. Si interessava di te, di quello che facevi, della tua famiglia, della parrocchia. Ogni tanto amava anche buttar là qualche battuta, come quando un giorno mi disse: “Il parroco di Angelo è anche il mio parroco!”. Gli risposi: “Santità, non esageriamo!”. O come quando uno dei primi giorni in cui dovette farsi aiutare dal bastone, entrando in sacrestia prima di una Messa che concelebrai con lui a castegandolfo, alzò il bastone dicendo: “Ecco cosa mi tocca!”. Gli risposi: “Santità, guardi le foto dei suoi predecessori, vedrà che più d'uno l'ha usato”. Quando poi don Stanislao venne a trovare Angelo e anche me a Miane, lo accompagnai a vedere le bellezze della nostra terra e anche a gustare le prelibatezza di qualche nostro buon ristorante. Tornati gli riferirono: “Siamo stati a Miane, abbiamo visitato…, abbiamo mangiato…”. Disse: “Sempre voi, chissà perché non portate mai anche me!”.
Ma vi è un aspetto che più di tutto mi è rimasto dentro il cuore: l'intensità della sua preghiera. Ho avuto la fortuna di concelebrare con lui alcune volte. Quasi sempre eravamo ammessi nella sua cappella in Palazzo Apostolico quando lui era già là. Vedendo l'intensità con la quale pregava, senza un minimo di distrazione, con una preghiera a volte accompagnata da sospiri e gemiti, ho sempre avuto l'impressione che lui, il Signore, lo vedesse davvero.
Ma ho avuto anche la fortuna di assistere a un “miracolo” (lo metto volutamente tra virgolette). Conoscevo una ragazza che soffriva di retinopatia progressiva. I medici avevano dichiarato che avrebbe senz'altro perso definitivamente la vista entro pochi anni. I genitori mi chiesero se potevo farle incontrare il papa. Domandai a Angelo. Partecipammo alla S. Messa. Subito dopo, come di consueto il papa si fermava a salutare le persone che avevano partecipato all'Eucaristia. Giunto a noi gli dissi: “Santità, questa ragazza ha questa grave malattia. I genitori non chiedono altro che possa restare con quel poco di vista che ancora le permette di muoversi”. Gli mise una mano sulla testa dicendogli: “Stai tranquilla, stai serena”. Da quel giorno, e sono passati ben 15 anni, la sua vista è ferma sempre allo stesso stadio. Si è laureata e ha un suo studio di avvocato. Raccontai il fatto a don Stanislao perché ne tenesse conto, magari in vista del futuro. Mi disse che già altri casi di guarigione gli erano stati segnalati.
Ho l'abitudine, fin da quando morì, di pregarlo e invito spesso le persone che si trovano in difficoltà a invocarlo. Non nego di sentirne tanta nostalgia.
Don Pier Amort (articolo pubblicato su “L'Azione”)
UNA RELIQUIA DEL SANGUE DI GIOVANNI PAOLO II
“Conosco i sentimenti di profondo affetto e di devozione che hai sempre manifestato per il Beato Giovanni PaoloII, sia durante il suo servizio alla Chiesa sparsa per il mondo intero, sia dopo che è partito per la Casa del Padre. Pertanto mi è caro riservarti una reliquia ex sanguine, sicuro che la “presenza” dell'amato Pastore porterà tanti frutti spirituali a te e a tutti i fedeli affidati alle tue cure sacerdotali…. Sono contento di compiere questo gesto, quasi come ringraziamento per il bene che hai sempre voluto al Beato Pontefice”. Questa lettera ha inviato il cardinale Stanislao Dziwisz all'amico don Pier Amort, qualche giorno prima del 22 ottobre, celebrazione della memoria liturgica del Beato Giovanni Paolo II, per comunicargli il dono che gli aveva riservato “da conservare nella Chiesa parrocchiale di San Vendemiale vescovo”. Don Pier si è recato poi a Roma per riceverla, partecipando alla S. Messa presieduta all'altare della Cattedra, dal cardinale Stanislao, da alcuni altri cardinali, tra i quali Glemp e Rylko, vescovi, 250 sacerdoti e da tanta gente. "Giovanni Paolo II - ha detto il porporato nell'omelia - ci può ispirare nell'opera della nuova evangelizzazione da lui così tanto desiderata e di continuo confermata dal suo successore. Impegnandoci in quest'opera adempiamo nel modo migliore il testamento del beato che ha introdotto la Chiesa nel terzo millennio del cristianesimo". Conclusa l'Eucaristia, tutti i concelebranti si sono recati processionalmente alla tomba del Beato per pregare e rendere omaggio al grande Pastore che ha guidato la Chiesa per ben 27 anni e la cui memoria è rimasta viva nel cuore di tutti. Ancora oggi, infatti, si possono notare il piazza San Pietro lunghe code di fedeli, provenienti da tutto il mondo, che si recano in Basilica per sostare davanti alla tomba di Giovanni Paolo II in preghiera silenziosa e in un dialogo che ha sempre il sapore dell'incontro con un amico che a tutti riservava accoglienza e confidenza e oggi è presso il Padre a intercedere per tutti.
Don Pier ha espresso al cardinale Stanislao vera gratitudine per un dono così prezioso e caro che terrà senz'altro viva la memoria di questo Pontefice che è stato ed è così tanto amato.
La reliquia sarà portata solennemente nella chiesa parrocchiale di San Vendemiano all'inizio della celebrazione eucaristica solenne nel giorno di tutti i Santi.